
“I mali del nostro tempo e una cura”, è questo il titolo della convention organizzata da Acmos in occasione dei 20 anni dell’associazione.
Tema centrale della tre-giorni di lavoro è stato l’Hate Speech, ossia il discorso d’odio che permea profondamente la nostra vita online e offline: basta dare uno sguardo ai principali Social Network per accorgerci della barbarie e del degrado che ogni giorno milioni di utenti riversano, per i motivi più disparati, in questa “pubblica piazza”, seppur virtuale.
In apertura abbiamo utilizzato un collegamento Skype per ascoltare il contributo della già Presidentessa della Camera dei Deputati Laura Boldrini, che è stata vittima negli ultimi anni di un caso che è già diventato “da scuola”: la sistematica ed organizzata demolizione di un personaggio pubblico, in cui l’insulto politico e misogino si uniscono in un’escalation di intollerabile violenza. La sua reazione, prima politica e poi legale, ha aperto in Italia il dibattito su un tema che veniva troppo spesso sottovalutato e che oggi inizia ad occupare il giusto posto nel dibattito pubblico.
La mattinata di lavoro si apre dando subito, plasticamente, l’immagine di quali settori si intreccino e sostanzino questa materia: i relatori infatti sono Viviana Patti (professoressa di informatica presso l’Università degli studi di Torino), Maria Teresa Martinengo (Giornalista e Consigliera Ordine dei Giornalisti), Federico Faloppa (Linguista e professore all’Università di Reading) e Cathy La Torre (Avvocato e attivista per i diritti LGBTQ+). Gli ambiti da far collaborare infatti sono sicuramente la ricerca universitaria, l’attivismo sociale, i Media e la politica.
I temi trattati sono stati molteplici, utili per comprendere il mondo a cui ci stavamo approcciando. Temi che sono anche questioni aperte, a cui non necessariamente abbiamo già una risposta.
I risultati degli studi che si stanno svolgendo sui dati dei Social, sono influenzati dai nostri stereotipi? E’ necessario un aggiornamento della deontologia professionale dei giornalisti? Si può accettare l’odio come manifestazione umana, ma contrastarne le forme di manifestazione violente? Qual è la definizione unitaria di Hate Speech? Si può trovare una relazione tra Hate Speech e i cosiddetti crimini d’odio?
Queste sono alcune delle domande sorte durante il convegno, che poi durante il pomeriggio sono stati affrontati nei 4 tavoli rotondi tematici: Ricerca, Educazione, Attivismo e Politica.
Le risposte che questi tavoli hanno restituito la mattinata seguente sono varie e composite, di seguito ve ne riporto qualcuna:
• Dare una definizione precisa e univoca di Hate Speech è complesso ma improrogabile, bisogna farlo a livello europeo.
• Dev’essere fatto tutto il possibile per far comprendere agli utilizzatori dei nuovi Media che il mondo virtuale è reale, così come lo sono le conseguenze delle nostre azioni online. Manifestare il proprio pensiero sui social deve essere pari di quando si manifesti in piazza.
• E’ necessario strutturare un percorso di formazione e consapevolezza che coinvolga studenti, docenti, genitori e amministratori pubblici all’uso consapevole dei Social e all’attenzione per quelle che sono “le parole che feriscono”.
• Una contro-narrazione che eviti la normalizzazione della brutalità è necessaria da tutti gli attivisti della convivenza civile.
• Una legge nazionale sull’Hate Speech assume carattere di criticità per il bilanciamento dei principi costituzionalmente garantiti della Libertà di manifestazione del pensiero (Art. 21) e della non discriminazione (Art. 3), ma servirà per stimolare l’Unione Europea a legiferare in materia di Policy dei Social Network.
Da questa esperienza usciamo con una consapevolezza ed un impegno: la consapevolezza della necessità di continuare a fare rete tra professionisti, attivisti e amministratori per affrontare il tema in modo completo e integrato e l’impegno a tradurre tutto questo in cambiamento reale, a tutti i livelli, della nostra società a cui dobbiamo il nostro massimo sforzo per non abbandonarci all’odio che, come liquame, cola e si infiltra nelle nostre coscienze.