
CRISI DEL LAVORO? LA REPUBBLICA d’EUROPA è l’unica soluzione possibile!
Continuano ad emergere e crescere crisi aziendali sul nostro territorio regionale e in particolare nell’area metropolitana torinese.
Olisistem, Mahle, Cosmonova, Alpitel, e molte altre. Solo negli ultimi mesi ho seguito personalmente questi quattro casi. Senza dimenticare i casi Embraco e Ilva.
Casi diversi tra loro ma con un fil rouge che mi e ci obbliga a effondere ogni sforzo possibile: donne e uomini che dal giorno alla notte scoprono di rischiare il posto di lavoro. Nei casi più drammatici, interi nuclei familiari che in un secondo vedono dilapidarsi ogni certezza, ogni possibilità di pagare le rate del mutuo, ogni speranza per il loro futuro.
Non è retorica e noi, come classe dirigente e come Partito Democratico, dobbiamo a tutti delle scuse.
Lungi da noi accusare solo gli altri, dobbiamo prenderci le responsabilità che ci meritiamo: i contratti a tutela crescente immaginati col Job Act si sono infranti contro il muro della storia. Il Job Act poteva funzionare se fosse stato continuativo e con una dimensione temporale che permettesse all’economia reale di ristrutturarsi. Ma questo non è avvenuto.
Preso atto di queste colpe, oggi abbiamo la necessità di riprendere il percorso che è stato interrotto dai fumi dell’apparenza che hanno avvolto anche il nostro Partito: il nostro posto è fuori dai cancelli delle aziende, nei tavoli sindacali, nei tavoli istituzionali. Dentro al conflitto della Storia.
Questo è quello che sto e stiamo cercando di fare, senza proclami e senza “bacchette magiche”. Tutto quello che posso fare è essere strumento per i lavoratori e sindacati, strumento che possono utilizzare per attirare i riflettori necessari a far sì che la vicenda non passi inosservata ed essere pungolo per le istituzioni regionali, nazionali e europee.
Non possiamo continuare a rincorrere e tamponare i danni però, è necessario uno scatto di coscienza che stimoli il Governo nazionale a costruire risposte sistemiche. Non è semplice e non è immediato, ma la direzione è chiara, proviamo a darci poche indicazioni ma che siano incisive:
- Globalizzazione dei diritti e del costo del lavoro a partire dall’Unione Europea. Non è più tollerabile che aziende decidano di delocalizzare in altri paesi UE semplicemente per massimizzare il profitto. Sono ben consapevole che questa misura sia complessa, ma serve che l’Unione Europea si trasformi in una Repubblica d’Europa forte e compatta per resistere nel mercato globale.
- Predisposizione di agevolazioni come: finanziamenti straordinari sull’innovazione aziendale verso “le nuove professionalità”, sostegno all’acquisizione delle quote societarie da parte dei dipendenti, abbassamento strutturale del costo del lavoro e sburocratizzazione.
- La Repubblica d’Europa è il minimo sindacale, niente di meno. Dobbiamo aprire una nuova fase costituente europea, perché questa è l’unica soluzione possibile in grado di mantenere un equilibrio di mercato senza dover rinunciare alle tutele e ai diritti dei lavoratori, nessun singolo Stato può pensare di fare altrettanto.
E’ questo che ci chiedono i nostri concittadini ed è questo che faremo: fare la Sinistra, quella che tra il profitto e le persone starà sempre dalla parte delle persone.