
La relazione illustrata in Consiglio regionale del Piemonte è rappresentata da un documento di 94 pagine suddiviso in 6 principali capitoli che sono stati singolarmente analizzati:
1. Lo sviluppo della catena di comando durante l’emergenza – (un assetto rimaneggiato più volte con troppe persone diverse in troppo poco tempo).
2. La risposta ospedaliera e territoriale – (in affanno, in quanto una delle regioni in cui si è ospedalizzato maggiormente, con grandi strutture come ex OGR e Valentino che paiono più operazioni mediatiche che reali soluzioni ai problemi del momento in cui vengono proposte)
3. I DPI e le disposizioni di utilizzo e acquisto negli ospedali – (una questione spinosa, un’esigenza sottovalutata tra mancati approvvigionamenti e controlli, il tardivo coinvolgimento di SCR e i soldi sprecati per le mascherine Miroglio)
4. Le scelte in merito ai tamponi e all’accesso ad essi – (l’approccio a questo strumento, fondamentale per il tracciamento dei casi e il relativo contenimento restrittivo e superato, solo parzialmente, durante la piena della seconda ondata)
5. Le politiche sul personale sanitario (assunzioni e bacini da cui attingere ad esso) – (la gestione di questa importante partita, con assunzioni che non coprono le cessazioni, getta un’ombra, inquietante, su ciò che avverrà nel mondo della sanità piemontese nei prossimi mesi).
6. L’emergenza e la gestione delle RSA anche come luogo dove ospitare i malati covid durante il periodo pandemico – (con le strutture in balia di se stesse con le mancate forniture dei DPI, la mancata presa in carico da parte del sistema sanitario dei pazienti positivi al covid e la complicata DGR 14-1150/2020)
Sicuramente nessuno aveva la ricetta o il protocollo già scritto per la gestione di un’emergenza simile ma è altrettanto vero che alcuni errori di gestione sono stati palesi, gravi e soprattutto erano già stati fatti notare all’epoca dei fatti. La relazione infatti evidenzia “una serie di importanti ritardi regionali nell’affrontare l’emergenza, anche a fronte dei comportamenti più puntuali delle altre regioni e delle sollecitazioni di operatori, sindacati, utenti e forze politiche.”
In situazioni di questo tipo, come abbiamo sempre sostenuto, non si può pensare di continuare a fare campanilismo politico bensì si dovrebbe comprendere che il contributo di tutti è necessario per a ridurre la possibilità di prendere decisioni errate che possono, come dimostrato dalla relazione, mettere in difficoltà intere categorie di persone.
Ora però abbiamo tutti un compito: rendere utile questa relazione e mettere in campo delle azioni che possano, ove possibile, colmare le mancanze che ancora sono presenti nell’organizzazione politico-sanitaria della nostra Regione. Va ricordato che l’emergenza non è finita e che non ci si ammala solo di Covid, è quindi importante essere in grado di fare il punto su quale sia al momento la situazione dei pazienti affetti da altre patologie e farsi trovare preparati ad affrontare eventuali nuove ondate di questa pandemia in corso. Va ricordato infatti il tema del personale: la scelta di non sostituire le cessazioni di quello assunto a tempo indeterminato, se non parzialmente e con assunzioni a tempo determinato, solleva grandi dubbi sulla capacità del sistema sanitario piemontese di recuperare i ritardi sulle liste d’attesa.