Decreto Semplificazioni: Libera-Italia o Liberi-tutti?

Decreto Semplificazioni: Libera-Italia o Liberi-tutti?

La crisi economica successiva alla pandemia di economica si sta abbattendo, impietosamente, sul nostro paese e possiamo solo ipotizzare cosa provocherà nei mesi a venire: ad oggi, infatti, abbiamo potuto riscontrare gli effetti diretti di questa pandemia come perdita di posti di lavoro, blocco della produzione, crisi dell’export e del turismo. Ancor più preoccupante, a nostro avviso, sarà la “Fase tre” della crisi economica, che lascerà strascichi nel profondo del tessuto economico e sociale del nostro paese. Non possiamo infatti pensare che la legittima preoccupazione, diffidenza e paura diffusa da questi mesi drammatici lascino intonso alcun settore.

Occhio però, perché a volte cercando di chiudere un buco in una diga si rischia di incrinarla e sommergere tutto.

Questo è il rischio che si accompagna al “Decreto Semplificazioni” che, partendo da un assunto nobile e assolutamente condivisibile rischia di produrre degli effetti potenzialmente pericolosi e di difficile controllo. Chi, avendo avuto anche solo delle brevi relazioni con le pubbliche amministrazioni, non ha avuto la sensazione di un’eccessiva burocratizzazione del sistema, risultante in una paralisi di difficile comprensione? Partiamo da questo dato: la “macchina” pubblica italiana è oltremodo zavorrata e necessita di una revisione sistemica.

Come affrontare questo problema, specialmente ora che il nostro Partito ha responsabilità di governo?

Urge una sottolineatura, in questa fase di definizione. Sottolineatura che, insieme ad altri, hanno portato alla luce molte associazioni come Avviso Pubblico, di cui sono coordinatore regionale  (https://www.avvisopubblico.it/home/appello-su-decreto-semplificazioni-esprimiamo-forte-preoccupazione-per-alcune-proposte-contenute-nelle-bozze-del-decreto-rischio-concreto-di-fare-un-regalo-a-mafie-e-corruzione), Libera (http://www.liberainformazione.org/2020/07/04/semplificazione-e-contrasto-alle-mafie-occasione-sprecata/ ) ma anche la Corte dei Conti.

L’appello non deve cadere nel vuoto e deve essere recepito in questa fase, prima che un dietrofront possa diventare controproducente. L’innalzamento della soglia per l’affidamento diretto di opere pubbliche a 150 mila euro, ma soprattutto della cosiddetta “trattativa privata” richiedente solo una consultazione di 5 operatori privati fino alla soglia dei 5 milioni di euro è un errore, senza giri di parole.

Perché sappiamo bene che la maggior parte dei Sindaci, Presidenti di regioni e istituzioni pubbliche tutte nella stra-maggioranza dei casi siano integerrimi e non rispondenti alle lusinghe del malaffare, ma sappiamo altrettanto bene che le mafie sguazzano nella deregulation.

Qui un inciso credo sia dovuto: abbiamo visto le conseguenze della deregulation in ambito dei diritti dei lavoratori, che ci è costata (come partito) la fiducia di migliaia di lavoratori. Non commettiamo lo stesso errore.

Lo snellimento delle procedure e il “Liberi tutti” sono concetti molto distanti, soprattutto per un corpo politico che voglia responsabilmente contemperare i due interessi in gioco: velocità e legalità. Un provvedimento che avvantaggi uno di questi due aspetti a discapito dell’altro è comunque un provvedimento da evitare.

I primi casi giudiziari legati alle procedure di semplificazione causate dal COVID li conosciamo, purtroppo, tutti. Il momento più acuto della crisi sanitaria sembra essere passato, ora è il momento di ricalibrare le procedure ed evitare intollerabili ingerenze delle associazioni a delinquere e della  “comune” corruzione.

Lo stesso obiettivo si può raggiungere, ad esempio, aggiornando costantemente le risorse umane della pubblica amministrazione, favorendo il turnover (successivo ad un periodo di necessario accompagnamento) del personale prossimo al pensionamento con personale giovane e formato, fino ad arrivare ad una revisione complessiva del percorso di formazione universitario di coloro che vogliono lavorare nelle pubbliche amministrazioni.

Una scuola di amministrazione che formi tecnici, politici e dirigenti alla responsabilità di gestire la cosa pubblica in modo corretto ed efficiente sul modello della “neochiusa” École nationale d’administration francese, con un oculato rinnovamento delle procedure di ammissione e formazione degli studenti. Temi fondamentali se pensiamo che un’arretrata visione elitaria di questa scuola ha fomentato il malcontento sociale culminato nella richiesta dei Gilet Gialli a Macron di chiudere l’ENA, cosa poi effettivamente avvenuta.

L’appello quindi va alle forze di Governo, al Partito Democratico in primis: attenzione, attenzione, attenzione. L’obiettivo e nobile ma scegliamo il giusto sentiero da percorrere.